Le aziende vogliono tornare al lavoro in presenza, ma i dipendenti la pensano diversamente. Qual'è la soluzione migliore?

In un articolo uscito di recente per Forbes si legge che JP Morgan, la più grande banca statunitense, dal mese di marzo richiamerà tutti i suoi dipendenti in presenza al 100 %, dopo un lungo periodo di lavoro ibrido iniziato con la pandemia. 
Altre grandi compagnie, come Amazon, X (ex Twitter) e perfino Zoom, che proprio grazie all’utilizzo massiccio dello smart ha visto crescere esponenzialmente il suo business, stanno eliminando il lavoro da casa. 
Secondo i manager, infatti, il lavoro in ufficio è necessario per garantire la produttività e la collaborazione tra colleghi e facilita la gestione dei team. 

Non tutti però sono d’accordo a tornare a lavorare in presenza, soprattutto gli impiegati più giovani. Secondo uno studio condotto dalla società tedesca di software per le risorse umane Personio, metà degli intervistati appartenenti alla Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) ha dichiarato che lascerebbe il proprio lavoro se fosse obbligata a lavorare in ufficio più di tre giorni a settimana. 

Lo smart working, diventato pratica abituale durante la pandemia, ha infatti permesso a milioni di persone in tutto il mondo di avere più tempo per la famiglia e gli interessi personali, ritmi più sostenibili e ha diminuito l’impatto ambientale provocato dall’utilizzo dei carburanti per il commuting, cioè lo spostamento da casa al luogo di lavoro. 
 

Qual è la situazione al momento in Italia? 

Una survey dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha calcolato che il 73% dei tre milioni e mezzo (dato al 2024) di lavoratori italiani che si avvalgono dello smart working si opporrebbe se l’azienda chiedesse di tornare in ufficio. 
Secondo l’osservatorio PoliMi, la modalità di smart working si è consolidata soprattutto nelle grandi imprese, che hanno implementato strategie strutturali per regolamentarlo.  
Nelle le PMI, invece, la tendenza è opposta, con una contrazione dei lavoratori da remoto. 
La situazione Resta sostanzialmente stabile nelle microaziende e nella Pubblica Amministrazione, in cui, comunque, si prevede nel 2025 una crescita della quota di lavoratori agili.
La flessibilità nell’organizzazione del lavoro è diventata una leva contrattuale sia per i dipendenti che per i datori di lavoro, ed è un mezzo importante per attrarre talenti e trattenerli in azienda. 

Non crediamo che lo smart working stia "finendo", ma che piuttosto si stia evolvendo, diventando un mix di soluzioni ibride che combinano lavoro in remoto e presenza non per forza in ufficio ma in luoghi che permettono l’incontro e la gestione di risorse, in base alle esigenze specifiche delle aziende e dei dipendenti.
Fabrica è uno di questi luoghi in cui più persone dello stesso team possono trovarsi per organizzare le attività, fare workshop e intense riunioni di lavoro senza essere costretti a raggiungere la sede di lavoro. 
Chi vive nella nostra zona spesso lavora in aziende con sedi a Genova, Milano e Torino: organizzare le attività e i momenti di incontro in un luogo più raggiungibile da tutti, come Fabrica, rende più sostenibile gli spostamenti, mantiene la flessibilità sul posto di lavoro e permette di incontrare persone con diverse abilità professionali! 

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